Perchè viaggiare con un bambino rende unico il viaggio?
- Monica
- 19 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Parlare con la gente, fare del turismo lento e vedere il mondo da un'altra prospettiva sono le ragioni per cui viaggiare con un bambino è un'esperienza dentro al viaggio. E ci aiuta a crescere.

L'abbiamo detto all'infinito che viaggiare con un bambino è più complicato, più costoso, più stancante, ecc... ma ci sarà anche qualcosa di positivo? Chiaramente sì, anche se è difficile immaginarlo prima di essersi buttati in un viaggio con un nanetto, spaventati da possibili ostacoli.

Viaggiare con un bambino significa abbracciare la filosofia dello #slowtravel, perché... è meglio per tutti! Ammetto che a me e al mio compagno non sono mai piaciuti i viaggi serratissimi, mentre abbiamo sempre amato gustarci ogni tappa e quindi ragioniamo con la logica del "meglio una tappa in meno, ma fatta bene". Tanto poi un giorno ci si tornerà. Adesso questo è ancor più indispensabile perché correre con un bambino piccolo non funziona, perché se poi c'è un imprevisto che ti sballa i piani diventa più complesso recuperare e perché viaggiare con un bambino significa mettersi tutti sullo stesso piano per un'esperienza che deve essere bella per tutti. Se scegliamo di portarlo con noi in Indonesia non possiamo aspettarci che si svegli alle 4 del mattino per salire su un vulcano, poi alle 8 prenda un aereo per volare nel Borneo e il pomeriggio esca per un'escursione nella giungla. Dobbiamo rallentare, faremo tutto, ma meno freneticamente. Questo serve ai bimbi, ma serve anche a noi perché a volte quando si viaggia si tende a fare l'errore di voler vedere tutto, ma ci si dimentica che quando si visita un paese straniero quello che ci porteremo a casa saranno le emozioni di una chiacchierata con una persona incontrata per caso tra le strade di Cuba, saranno i profumi di un mercato indiano e sarà sbirciare degli anziani che giocano a ping pong tra gli hutong di Pechino all'alba.

A proposito di chiacchierate, una cosa che diventa molto più comune è proprio quella di parlare con tantissime persone con le quali prima non ci saremmo mai fermate a scambiare due parole. Questo per i più timidi o quelli focalizzati sull'obiettivo di raggiungere una meta può essere un limite, ma invece è la forza del viaggio stesso. Lasciatevi abbandonare all'imprevisto, alla possibilità di conoscere qualcuno di diverso da voi e vedrete che questo cambierà la prospettiva delle cose. Oltre alla timidezza esiste il fattore "igienico". Non solo ora con l'incubo coronavirus, ma anche in passato per molti genitori la possibilità che un bambino venisse toccato o avvicinato da un estraneo equivaleva alla certezza di contrarre malattie gravissime. Non dico di far sbaciucchiare un neonato di una settimana al primo sconosciuto per strada, ma in un bellissimo viaggio tra Napoli e Pompei ricordo che Leonardo a 3 mesi è stato preso in braccio da non so quanta gente felice ed entusiasta della gioia che porta un bambino e lui non si è preso neanche un raffreddore! Come al solito, ci vuole un po' di equilibrio nel fare le cose, però fatevi travolgere dalle persone e vi porterete il viaggio nel cuore.

Ultimo vantaggio è l'importante ruolo salta fila che a volte i bambini possono avere!!! Leggete questa parte con la dovuta ironia, però davvero non dimentichiamoci che una famiglia un po' in difficoltà a tenere fermo un bambino può suscitare la giusta dose di compassione e ottenere - magari - di saltare la fila al controllo passaporti o entrare a vedere una chiesa senza aver prenotato in anticipo. Non pretendete di avere nulla, ma chiedere con cortesia può essere più facilmente ascoltato se nel frattempo il vostro piccolo demonio sta minacciando di aprire il portellone dell'aereo!

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